La II Guerra Mondiale

Sommario

Prima dell'8 settembre:

 

 26 apr. 1942:  Ordine di Costituzione del btg.sab.

15 mag. 1942: si costituisce il battaglione

1° ago. 1942: nasce il Reggimento  Cazzaniga)

7 dic. 1942: inizia l'addestramento paracadutistico

Il 1° battaglione (Ten.Col. Boschetti)

9 gen. 1943: inizia l'impiego delle pattuglie di sab

19 giu. 1943: cooperazione col reggimento ADRA

 

Dopo l'8 settembre:

 

Gli Arditi del Sud :

Ten.Col. Boschetti

19 mar. 1944: riprende il nome di IX d'Assalto

Contributo,e Ricompense e scioglimento

Gli Arditi del Nord:

Cap. Paris

Magg. Marcianò

Considerazione

 

(fino all’8 settembre)

Il 26 aprile 1942 lo Stato Maggiore del Regio Esercito, sulla scorta di quanto già attuato presso altri eserciti, per disporre di personale particolarmente addestrato ed equipaggiato, idoneo a svolgere azioni di guerra non convenzionale oltre le linee nemiche, emanò un Foglio d’Ordini per la costituzione di un "Battaglione Sabotatori", alle dirette dipendenze dell’Ufficio Operazioni Il dello stesso Stato Maggiore.

Il 15 maggio successivo fu costituito il battaglione. Il reclutamento avvenne con un fonogramma ai Comandi operativi (escluso quello del fronte russo), in cui si richiedevano volontari per un costituendo battaglione Arditi ed al quale potevano accedere solo soggetti già temprati in combattimento e decorati almeno con la croce di guerra al Valor Militare. I volontari raggiunsero il Deposito dell’820 reggimento Fanteria a Bracciano e dopo alcuni giorni si trasferirono a Santa Severa, divenuta poi sede stanziale del battaglione. Il 1° agosto 1942 fu costituito il Reggimento, posto agli ordini del Col. Renzo Gazzaniga, con il Ten.Col. Carlo Bersani vice comandante. Il Col. Gazzaniga proveniva dallo Stato Maggiore del Regio Esercito, presso il quale era stato Capo Ufficio Operazioni dal 1° gennaio 1941 al 30 giugno 1942. Non è quindi un caso se il reggimento fu posto alle dirette dipendenze di tale Ufficio, poiché ritenuto strumento dedicato al conseguimento di obiettivi essenzialmente strategici. La forza dell’unità ammontava a 45 ufficiali, 78 sottufficiali e 205 uomini di truppa, tutti provenienti da altri Teatri operativi presso i quali dovevano essersi distinti in combattimento, meritando decorazioni al Valor Militare.

Il Reggimento era basato sul 1° Battaglione, a sua volta articolato in:

- 101^ compagnia paracadutisti con 9 pattuglie;

- 102^ compagnia nuotatori con 9 pattuglie;

- 103^ compagnia camionettisti.

L’11 agosto fu disposta la costituzione del 2° Battaglione, con la creazione della 111^ compagnia paracadutisti, 112^ nuotatori e 113^ camionettisti. Il 15 settembre successivo l’unità assunse la denominazione ufficiale di "X Reggimento Arditi".

I distintivi della nuova unità erano: fiamme azzurre e basco grigio con fregio formato da una fiamma piegata a sinistra che sovrasta un cerchio con due pugnali incrociati racchiudente il numero del reggimento. Le tre compagnie del 1° Battaglione (101^ - 1°2^ - 103^) svolsero il loro addestramento in luoghi e con metodologie diverse, secondo le rispettive specialità.

Il 7 dicembre 1942, 9 ufficiali, 19 sottufficiali e 100 uomini di truppa della 111^ compagnia si trasferirono a Tarquinia per l’addestramento paracadutistico che ebbe termine alla fine del febbraio 1943. Nei mesi di febbraio e marzo 1943, invece, si compì a Pola l’addestramento della 112^ compagnia. Le compagnie camionettisti, dal canto loro, svolsero tutto il periodo di istruzione a Santa Severa.

A dicembre del 1942, dunque, il 1° Battaglione al comando del Ten.Col. Guido Boschetti, era ormai pronto ad entrare in combattimento. Fu allora deciso di costituire un distaccamento in Egeo (distaccamento E), con lo scopo di attaccare gli aeroporti situati a Cipro. Del distaccamento E facevano parte due pattuglie di paracadutisti della 101^ compagnia e due di nuotatori della 102^, per un totale di 40 uomini.

Dopo un breve periodo, i paracadutisti rientrarono in Italia e raggiunsero le altre pattuglie per partecipare ai lanci di guerra in Africa Settentrionale. Il 28 giugno 1943 anche i nuotatori rientrarono, raggiungendo in Sardegna i propri commilitoni.

Dal 18 gennaio del 1943, infatti, il Comando di battaglione e le compagnie 101^ e 102^ ricevettero l’ordine di trasferirsi su quell’isola, dove diedero vita al distaccamento S. articolato su 9 pattuglie della 101^ compagnia paracadutisti e 9 della 102^ compagnia nuotatori.

Intanto, mentre il 2° Battaglione continuava la preparazione, il 18 febbraio 1943 fu decisa la costituzione, per il primo di marzo, del 3° Battaglione ordinato sulla 121^, 122^ e 123^ compagnia, rispettivamente paracadutisti, da sbarco e terrestre. La 121^ e la 123^ seguirono il normale addestramento, delle omologhe compagnie degli altri due battaglioni, mentre la 122^ rimase a Santa Severa, senza recarsi a Pola, essendo il suo addestramento basato su criteri diversi.

Successivamente, venne anche costituito il 4° Battaglione paracadutisti, basato a Santa Severa, che raggruppava le compagnie 101^, 111^, 121^. I primi tre battaglioni, da dislocarsi rispettivamente in Sardegna. Sicilia e Corsica, avevano invece compiti di sabotaggio contro eventuali teste di sbarco nemiche.

Precedentemente, il 9 gennaio 1943, fu finalmente dato l’ordine di impiego delle prime due pattuglie: furono prescelte la VIII e la II, che ebbero subito l’occasione di far conoscere il valore degli Arditi, facendo altresì capire la necessità di insistere nell’uso di pattuglie di sabotatori.

In questo scorcio della seconda Guerra Mondiale, infatti, lo Stato Maggiore comprese finalmente che la parola guerra significava anche azioni di sorpresa, sabotaggio, infiltrazioni nelle linee nemiche. Tra le varie operazioni, tutte degne di ammirazione, merita di essere ricordata quella della pattuglia del Tenente De Totto in Algeria, coronata da successo anche se il Tenente subì la mutilazione di un arto e tutti gli Arditi furono catturati. Altra azione degna di nota è quella della pattuglia del SottoTenente Bertolini, infiltrata con il sommergibile Malachite in Algeria per distruggere un ponte ferroviario a El Kjeur. L’azione ebbe successo, ma il sommergibile fu affondato durante la rotta di ritorno.

Il 19 giugno 1943 numerose pattuglie del X Reggimento Arditi del Col. Gazzaniga si unirono a dieci pattuglie del Battaglione "ADRA" (acronimo per "Arditi Distruttori Regia Aeronautica"). Quest’ultimo reparto formato da paracadutisti dell’Aeronautica era guidato dal Ten.Col. pilota Edvino Dalmas.

Scopo dell’unione era un’operazione a vasto raggio per azioni di sabotaggio in Nordafrica.

Una delle imprese consisteva nel sabotare numerose basi angloamericane, ottimamente presidiate, appunto in Africa del Nord. Purtroppo, come avvenuto in altre occasioni, le difficoltà furono rese ancora più gravi sia dagli errori di rotta dei nostri aerei, che portarono gli Arditi molto lontani dalle zone di lancio, sia per la fitta rete di spionaggio del nemico.

Così quasi tutti i paracadutisti che riuscirono a raggiungere la meta delle loro azioni trovarono il nemico pronto ad attenderli, già al corrente non solo della loro venuta ma addirittura dei loro nomi.

Altro episodio memorabile è quello relativo alla "operazione Benina" nel corso della quale ebbero modo di distinguersi, tra gli altri, gli unici due paracadutisti dell’ADRA che riuscirono a raggiungere l’obiettivo: Francesco Cargnel e Vito Procida.

Con 20 cariche di esplosivo, un mitra, una pistola e, soprattutto, con tanto coraggio, i due riuscirono a penetrare nell’aeroporto di Benina dove fecero esplodere circa vènti aerei alleati, distruggendo il campo di volo e gettandolo nella più completa confusione. La fortuna, tuttavia, voltò le spalle ai due valorosi, che furono presi prigionieri. Cargnel, non domo, riuscì ad evadere dal campo di prigionia, tornando in Italia nel giugno del 1944 con altri ex-prigionieri.

Immediatamente prima dell’invasione della Sicilia, pattuglie della 103^ compagnia camionettisti combatterono in Tunisia contro il nemico che dilagava, contribuendo efficacemente allo sforzo difensivo. Successivamente, durante la campagna di Sicilia, gli Arditi operarono ripetutamente nell’isola, combattendo con coraggio contro forze soverchianti. In una di queste azioni, una pattuglia fu lanciata su Augusta ormai occupata dal nemico e dopo uno scontro furioso fu sopraffatta a costo della perdita di 4 operatori. Altre pattuglie si infiltrarono dietro le linee anglo americane sbarcando dal mare, anche in abiti borghesi e utilizzando imbarcazioni civili.

Le vicende della guerra segnarono anche il X Reggimento Arditi, che seguì la sorte di tanti altri reparti italiani: alcuni si adeguarono alle clausole dell’armistizio dell’8 settembre 1943, altri continuarono invece a combattere a fianco dell’ex alleato tedesco.

 

(dopo 1’8 settembre 1943)

Gli Arditi del Sud

Per quanto attiene a quanti operarono a fianco degli alleati, l’8 settembre sorprese il I Battaglione Arditi in Sardegna. Il reparto non subì sbandamenti restando fermo nella sua efficienza operativa grazie soprattutto all’opera del suo Comandante, il Ten.Col. Guido Boschetti.

Il 12 settembre, attaccato in forze dai tedeschi che gli intimarono la resa, contrattaccò, respingendoli sanguinosamente.

Il 19 febbraio 1944, il battaglione sbarcò a Napoli e immediatamente fu schierato a fianco degli Alleati sulla linea del Volturno. Questo avvenimento segna l’ingresso degli Arditi nel CIL, il Corpo Italiano di Liberazione.

Il 19 marzo il reparto cambia nome per volere del Gen. Messe e diventa IX Reparto d’Assalto dall’omonima unità che nella 1^ Guerra Mondiale aveva gloriosamente combattuto sui Monte Grappa proprio agli ordini dell’allora Maggiore Messe.

A maggio, al momento dell’avanzata, il IX Reparto d’Assalto è un’unità organica con poco più di 400 Arditi in tutto così articolata:

- plotone comando;

- 4 compagnie Arditi: 3 d'assalto (102, 111, 123) ed una Armi d'accompagnamento (104).

Il reparto, inquadrato nel 68° reggimento fanteria del Gruppo di Combattimento "Legnano", resta al fronte per tutta la durata della guerra.

In pratica il contributo del IX Reparto d’Assalto nella guerra di liberazione, daII’8 settembre 1943 all’8 maggio 1945, fu, tenuto conto dell’esiguità deI suo organico, particolarmente elevato. Le perdite totali assommarono a 60 Caduti e circa 200 feriti.

Numerosi furono i riconoscimenti ufficiali sia da parte delle nostre Autorità militari che dei Comandi Alleati. Ricordiamo, oltre alle decorazioni al Labaro, una M.O.V.M. e 18 M.A.V.M., 1 Silver Star americana, 7 decorazioni polacche, oltre a 48 croci di guerra e ripetuti encomi solenni.

Al termine del conflitto, il 1° agosto 1946, il reparto fu sciolto.

 

Gli Arditi del Nord

Terminata la campagna di Sicilia e dopo aver lanciato pattuglie, operato azioni anti-paracadutisti, effettuato operazioni anfibie ed aver inviato pattuglie fino ad Augusta (che fu trovata deserta), il Il battaglione (che aveva duramente combattuto a fianco della 1^ Divisione paracadutisti germanica nella Piana di Catania e a Primosole sul Fiume Simeto) fu traghettato in Calabria con motozattere tedesche e risalì la penisola fino a S.Marinella per riorganizzarsi. In quella sede, l’unità fu sorpresa dall’Armistizio dell’8 settembre. Trecento Arditi agli ordini del Capitano Paris seguirono la 2^ Divisione Paracadutisti tedesca, prima sul fronte russo e successivamente in Francia, Olanda e in Belgio, combattendo ad Arnhem ed Hertogenbosch.

Il Capitano Paris cadde nel dicembre del 1943 in Russia nel tentativo di liberare alcuni panzer bloccati dai russi. I 30 Arditi che sopravvissero a tali eventi rientrarono in Italia nel settembre 1944 e furono assegnati al battaglione N.P. (Nuotatori Paracadutisti) del Capitano del Genio Navale Giovanni Buttazzoni, inquadrato nella X Flottiglia MAS.

Intanto, dall’ottobre 1943 al gennaio 1944 funzionarono Centri di reclutamento agli ordini del Maggiore Vito Marcianò e il 2 febbraio 1944 circa 700 Arditi (tra vecchi e nuovi volontari) furono selezionati e ricostituirono il II battaglione. Dopo il giuramento alla Repubblica Sociale a Vercelli, l’unità fu inviata a Grafenwhor in Germania dove venne addestrata ed assunse la fisionomia di Gruppo Esplorante della Divisione di Fanteria di Marina "San Marco". Nei ranghi di tale Grande Unità, il II battaglione (ora III Gruppo Esplorante) rientrò in Italia a fine luglio 1944 e si batté fino al 30 aprile 1945. In tale data, sciolti dal vincolo del giuramento in obbedienza agli ordini del Maresciallo Graziani, gli Arditi del II battaglione si dispersero, senza arrendersi. Il II battaglione concluse la sua storia tormentata con oltre 380 perdite, di cui 124 Caduti e oltre 250 feriti, su un organico di circa 700 uomini.

La storiografia ufficiale ha ignorato questi uomini, facendone persino sfumare la memoria. Per contro, il sangue da loro versato concorre a pieno titolo, in dolorosa unione con quello dei Commilitoni schierati al Sud, a caratterizzare il patrimonio morale del quale il "Col Moschin" è geloso custode.

Al di là delle dolorose e sofferte scelte di campo fatte, tra gli elementi che accomunano gli Arditi che hanno combattuto dopo l’8 settembre 1943, spiccano il valore in combattimento e la volontà di resistere all’inesorabile scorrere degli eventi, battendosi sempre a testa alta, oltre i limiti del dovere, a costo dei più grandi sacrifici, ad onore e gloria della Patria..

 

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